L’Olocausto rappresenta una macchia ignobile ed indelebile della storia del primo Novecento e, proprio a cagione della gravità, il suo ricordo va tenuto vivo con la celebrazione della Giornata della Memoria; ma quest’ultima da sola non basta!
Le rievocazioni che si concentrano in un giorno, nel corso del quale – oltre alle pubbliche celebrazioni – i media diffondono documentari e films sulle palesi atrocità e ripropongono testimonianze che a mano a mano negli anni diventato più rade, non sono sufficienti a non obliare un’atrocità ed a forgiare una solida cultura della tolleranza se non sono supportate da una formazione che spieghi il contesto storico, scientifico e culturale in cui si affermò l’odio per il “diverso” (Ebrei, Rom, Omosessuali ecc.).
Le prime concrete attuazioni del principio russoniano dello Stato-Nazione nella seconda metà dell’Ottocento e le conseguenti degenerazioni dei Nazionalismi dei primi anni del XX secolo, l’erronea applicazione del concetto evoluzionista a quello delle “razze” ed alla classificazione delle stesse in termini di “purezza” e di precostituita diversa operosità per giustificare la pratica del colonialismo da parte degli Europei, la dottrina di Cesare Lombroso che teorizzava i comportamenti umani per nascita, ovvero come conseguenza genetica, le teorie geopolitiche ratzeliane ed haushoferiane sullo spazio vitale, sul ruolo e sulla legittima pretesa degli Stati egemoni nella gestione dell’ordine mondiale, oltre a storici fattori religiosi, composero il brodo colturale entro cui si formò la società europea a cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento. Ne conseguì che tali crimini poterono essere perpetrati perché vi era uno strisciante consenso da parte della società “colta” e di quella popolare.
Solo spiegando i fattori che propiziarono le nascite del fascismo, del nazismo, dell’antisemitismo, dell’odio per i Rom e per gli Lgbt si potrà comprendere la portata dell’Olocausto, e segnatamente della Shoah, e cementare una solida cultura tollerante del “diverso” per gli anni a venire.
Per raggiungere tali obiettivi, la Scuola, ancor più ma anche con la famiglia, può svolgere un ruolo fondamentale, dedicando specifici corsi dell’ultimo anno degli studi di ogni ordine e grado al passato prossimo della storia umana, con i quali spiegare l’evoluzione del “sapere”, i fattori geopolitici che periodicamente lo influenzano ed il metodo di lettura dei fatti e dei fenomeni prodotti dall’uomo: i “saperi” sono sempre relativi, in continua evoluzione e non possono essere supinamente e deterministicamente accettati e ricondotti al motto ipse dixit.
Il ricordo sostanziato dalla dottrina resta nelle menti degli uomini, aiuta ad orientarne il comportamento e forgia individui migliori.
Photo by Karsten Winegeart on Unsplash
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